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LA VERA STORIA DI JACK LO SQUARTATORE
(FROM HELL)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 marzo 2002
 
di Albert e Allen Hughes, con Johnny Depp, Heather Graham, Ian Holm, Jason Fleming (Stati Uniti, 2001)
 
Ambizioso, contorto ed interessante, LA VERA STORIA DI JACK LO SQUARTATORE s'ispira ad un celebre fumetto di Alan Moore e Eddie Campbell dall'estetica affascinante e la tesi alquanto lambiccata. Secondo la quale il mitico Jack, squartatore di prostitute nella Londra di fine Ottocento oltre che precursore di tutta una serie di serial killer delle quali il cinema non si è privato di occuparsi, sarebbe stato legato a doppio filo con la casa regnante; in particolare, con il principe Alberto, figlio sifilitico della regina Vittoria.

Per risolvere una questione già di per sé stessa ingarbugliata, gli sceneggiatori del film ne aggiungono di loro: inventando l' investigatore Johnny Depp dal melanconico passato che lo conduce alle fumerie d'oppio ed al consumo di un cocktail particolarmente salutare di assenzio e laudanum. Il che permette tutta una serie di visioni divinatorie utili, se non proprio al proseguo di una sceneggiatura incerta sul da farsi, alle fantasticherie espressive dei due fratelli registi del film, Albert e Allen Hughes.

Provvisto dalla fascinosa trasparenza di uno sguardo che il Jarmusch del bellissimo DEAD MAN aveva reso addirittura metafisico, il seppur sconsolato Depp, oltre che d'intuizioni, sembra ancora capace di soprassalti amorosi: il che dovrebbe spiegare la presenza fra le tante prostituite minacciate dal mostro della sontuosa Heather Graham. La cui attività fra i relitti umani del miserabile quartiere di Whitechapel costituisce un ulteriore fonte di mistero del film: tanto che, a dire il vero, nessuno degli autori del film ha osato dipingerla all'opera. Tra complotti massonici, caccia agli ebrei, intrighi di Buckingham Palace, riferimenti non proprio discreti ad ELEPHANT MAN, IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI o SEVEN, il film finisce per approdare ad un finale non proprio sorprendente. A conferma della vecchia regola secondo la quale, ai fini del sempre ambito suspense, molto meglio un cattivo noto agli spettatori sin dall'inizio che un mistero strumentalizzato, come qui, alla lunga. Ma, in tanta carne sul fuoco, tutto ciò che volevano i due Hughes era il banale "whodunit", il più o meno prevedibile "chi è stato" ?C'è da dubitarne: visto le ambizioni degli ambienti, e l'impegno formale.

Se su l'originalità dei primi si può anche avere a ridire (vicoli e taverne nella nebbietta, sesso sbrindellato sui selciati lucidi, gelidi obitori in controluce verdastra e geometria delle aule di anatomia) è difficile negare ai due Hughes il coraggio di lasciarsi andare ad una iconografia del fantastico saggiamente spropositata. Più che ai classici di un genere pasticciato di cui sopra, le immagini di JACK LO SQUARTATORE sono infatti assai più convincenti quando si riferiscono ad un cinema dell'enfasi espressionistica post-moderna. Obelischi che si stagliano contro cieli infuocati a dismisura digitale, o chiaroscuri esasperanti: più che ad un Dickens rivisitato di maniera, FROM HELL (titolo più adeguato) di adegua allora saggiamente alla grafica del fumetto dal quale è tratto. Ed i meriti vanno certamente condivisi con il direttore della fotografia, il Peter Deming dei LOST HIGHWAY e MULHOLLAND DRIVE DI Lynch, ed il costumista di ROMEO E GIULIETTA e MATRIX, Kim Barret.


   Il film in Internet (Google)

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